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mercoledì 12 settembre 2012

Traslocando..

Ogni trasloco è, in fondo, come un piccolo addio. E gli addii hanno sempre sapori strani, ogni volta diversi, e, diciamocelo, spesso un po' tinti da una patina di malinconia. 

Le mura spoglie sono troppo grandi e i pavimenti coperti da buste e pacchi, invece, troppo piccoli. 
Qui e lì, fra un imballaggio ed un altro, spunta l'angolo di una trapunta ormai vecchia e di bambole che da tempo non recitano più.. e d'improvviso ti riscopri innamorata di un graffio sulla porta, ignorato da sempre, e dello scorcio perfetto del giardino del vicino, oltre le colonne del tuo ingresso. 
L'eco delle stanze vuote parla ancora, nostalgica, e ripete una filastrocca dolcissima fatta d'infanzia e di colletti di merletto sui vestitini della domenica.
La parete destra della cucina conserva ancora la piccola macchia, sbiadita, di quel giorno in cui il sugo con le carote volò sul bianco di un venerdì a pranzo con le amiche; e i gesti meccanici di ogni mattina vengono interrotti dall'assenza della zuccheriera sul marmo, o dello specchio grande nel bagno a fiori lillà. 
Ma questi soffitti avranno nuovi occhi, e mani, e voci. E queste mattonelle bianche e nere imbastiranno altri ricordi e fioriranno ancora amori di adolescenti su poltrone che non ho mai visto. 
Se bastasse una valigia per ripiegare ogni risveglio, lacrima, gioia con questo sfondo.. ripiegare tutto con cura, ricordarne con attenzione il posto, e portare ogni cosa altrove, forse non sarebbe giusto. 
Domani è da scrivere e ci saranno nuove stanze piene di sole. Odori e profumi da registrare, ritagli di cielo da finestre da imparare ad amare, nuovi gesti e altre emozioni da ricamare. 

Domani sarà bello, e rosa. 

martedì 11 settembre 2012

Thought of the Day: Pensare in rosa

Avrei voluto postarlo ieri, come "input" per l'inizio della settimana, ma il tempo è quel che è.. 

Propongo un altro articolo, che spero possa dare una marcia in più a chi, come molti, non sta trascorrendo un periodo particolarmente ricco di sprint e, invece, al tempo stesso per rinnovare la carica di chi già si sente in forma ;) 

[ Fonte: Prodigio.it ]


Capita spesso [..] di passare per un periodo difficile, di trovarsi di fronte ai problemi insolubili da risolvere, a un momento nero in cui il pessimismo diventa il modo prevalente di vivere la nostra quotidianità. Naturalmente, seppur è difficile uscirne finché non se ne rimuovono le cause, si può almeno tentare di alleviarlo.
Pessimista e il suo opposto, ottimista, non sono, infatti, due modi geneticamente determinati di pensare ma vengono appresi nel corso della vita nel rapporto quotidiano con la realtà. Essendo appresi, dunque, ottimismo e pessimismo possono essere anche rimodellati o meglio, incrementati (ottimismo) o ridimensionati (pessimismo). In particolare, con il Pensiero Positivo, duttile e creativo, è possibile concretizzare una visione più equilibrata e consapevole del proprio presente.
Dunque pensare in rosa per stanare dentro noi i messaggi negativi ricevuti in passato, affrontarli, rielaborarli e trasformarli sì da renderli utili o perlomeno non più svantaggiosi per la nostra vita attuale.
Esistono infatti aspetti dell’esistenza nei quali possiamo imparare a muoverci con maggiore abilità e competenza, per raggiungere, se non proprio la felicità, almeno il benessere e la serenità.
Questo vale, ad esempio, per il modo di giudicarsi, di progettare il futuro, di gestire le relazioni sociali, di lavorare, di divertirsi, di amare. Purtroppo non abbiamo il dono innato di pensare “in rosa”: l’intelligenza è un potenziale da sviluppare attraverso l’impegno e l’esercizio costanti. Il pensiero difficilmente nasce spontaneamente ‘positivo’: dobbiamo imparare a condizionarlo in tal senso, dal momento che il risultato finale è che noi siamo ciò che pensiamo. Ogni nostra azione, infatti, segue necessariamente un pensiero, un ragionamento, un modo di vedere le cose e di interpretare la realtà. Pensare bene porta a vivere bene, o almeno a vivere meglio [..]
Attenti però! Pensare positivo non significa sprizzare ottimismo ad ogni costo, anche in situazioni difficili! Significa piuttosto conoscere i nostri pensieri ed essere consapevoli che essi creano la nostra realtà. [ ..]
Baci
Elena

domenica 9 settembre 2012

Sunday morning

Riporto qui alcune curiosità circa la Cerimonia del Tè in chiave zen. 
Personalmente le ho trovate molto interessanti. 

[ Fonte: Wiki ]

I quattro principi costitutivi della Cerimonia del tè secondo Sen no Rikyū 


Il monaco buddhista zen Sen no Rikyū è universalmente considerato il codificatore ultimo della Cerimonia del tè, dopo i grandi maestri Murata Shukō e Takeno Jōō. La Cerimonia del tè di Sen no Rikyū si fonda su quattro principi basilari a cui fanno riferimento tutti i lignaggi scolastici che proseguono gli insegnamenti di questo maestro del tè:
  • Armonia (和[14],Wa)
Questa dimensione comprende la relazione ospite-invitato, gli oggetti scelti, il cibo servito. Queste relazioni devono riflettere il ritmo impermanente delle cose e della vita. L'effimero compreso in tutte le cose viene confermato infatti dal loro mutamento costante. Ma essendo l'effimero, l'impermanente, l'unica realtà in cui ci muoviamo esso assurge a Realtà ultima[15]. Ospite e invitato sono in realtà intercambiabili in quanto agiscono coerentemente in questa dimensione di consapevolezza. Prima di offrire il tè, l'ospite porge dei dolci all'invitato, a volte un pasto leggero. Tutto deve essere all'insegna della stagione in corso, al ritmo naturale della cose. Il principio dell' "Armonia" significa dunque essere affrancati da ogni pretesa e da ogni estremismo, incamminati lungo la moderazione e la "Via di mezzo" propria degli antichi insegnamenti buddhisti.
  • Rispetto (敬[16]Kei)
È il riconoscimento in ogni persona, ma anche nei più semplici oggetti, della presenza di una innata dignità. Coltivare questo vissuto nella Cerimonia del tè e nella vita permette di comprendere la comunione dell'essenza di tutto ciò che ci circonda.
  • Purezza (清[17]Sei)
Va immediatamente precisato che in ambito zen, questo non significa discriminare tra ciò che è "puro" e quello che è ritenuto "impuro", essendo il "puro" e l'"impuro" partecipanti insieme alla Realtà ultima. Spazzare la stanza del tè significa occuparsi di disporre un mondo che accolga anche il "bello". Che consenta a ciò che è "bello" di esprimersi. Questa occupazione è anche una metafora nei confronti della nostra mente e dei nostri vissuti che vanno quotidianamente "spazzati" dai vincoli mondani e dalle loro preoccupazioni, per consentirsi esperienze altrimenti non esperibili. Mentre pulisce la stanza del tè, l'ospite riordina anche se stesso.
  • Tranquillità (寂 [18]Jaku)
Sōshistsu Sen (千宗室), XV iemoto (家元) del lignaggio Urasenke (裏千家), così esprime questo principio: «Seduto lontano dal mondo, all'unisono con i ritmi della natura, liberato dai vincoli del mondo materiale e dalle comodità corporali, purificato e sensibile all'essenza sacra di tutto ciò che lo circonda, colui che prepara e beve il tè in contemplazione si avvicina ad uno stadio di sublime serenità.»[19] L'incontro con l'altro nella Cerimonia del tè amplifica questa dimensione e, come ricorda sempre il XV iemoto dell'Urasenke: «Trovare una serenità duratura in noi stessi in compagnia d'altri: questo è il paradosso.»[20]

Buona lettura e buona domenica :)

Elena


sabato 8 settembre 2012

Poi un giorno riapri un blog

E così succede che, un venerdì mattina improbabile, circondata da sacchetti e scatole imballate per un imminente trasloco, ti balena l'idea di riaprire un blog. 
Succede per caso, in maniera un po' strana, perfino troppo qualunque, così poco pensata. 
Sarà quest'estate che sta scolorendo, lenta, per fiorire in un tiepido autunno. 
Sarà che amo così tanto l'autunno, e che su di me sortisce effetti sempre piuttosto curiosi; sarà perché o percome, ma sta di fatto che sono trascorsi diversi annetti dall'ultima volta che ho trafficato con un blog. 

A pensarci, a ricordare, mi verrebbe da sorridere e abbracciare appena quella quindicenne apparentemente fosca, digitatrice di buona lena su ormai defunte realtà splinderiane, fra cupi template e sconforti vagamente Baudelariani.  Fitti elenchi di propositi anneriti e scatole di cristallo per nascondervi quotidianità deludenti e rompicapo surreali. 

Ma non c'è dolore. Non adesso. Piuttosto faccio tesoro di una bislacca, crescente consapevolezza che concima i miei ventidue anni di una rinnovata voglia di fare, un vento di novità, di scoperte e desideri. 
Certo, non posseggo ahimè più il tocco dell'abile e astratta smanettatrice adolescente; dimentico i template arzigogolati e le trame di codici che portavano a soddisfacenti perfezioni estetiche, in favore di qualche riga buttata giù fra una fotografia ed un'altra tazza di tè. 


Elena